Molto spesso si fa il grave errore di pensare al pedofilo come
un uomo solo, di età avanzata, poco colto o del tutto ignorante.
È fondamentale sottolineare che la maggior parte degli autori di questo
reato è costituita da persone tra i 30 e i 35 anni, appartenenti a
tutte le classi sociali, persone che sono conosciute dalla vittima come
amici di famiglia, insegnanti, parenti: persone di cui il piccolo si
fida.
Come affermano numerosi autori e come approfondito dalla letteratura
specializzata, spesso i colpevoli sono proprio i genitori o comunque i
membri della nucleo familiare. Purtroppo molto spesso in questi casi si
tende troppo spesso a minimizzare o a negare del tutto l’accaduto pur
di mantenere stabile l’integrità della famiglia stessa.
La pedofilia è, dunque, caratterizzata da un vero e proprio clima di
negazione a livello micro e macro sociale. Gli stessi pedofili negano,
sorvolano e minimizzano le proprie responsabilità costruendo intorno al
loro comportamento (idealizzandolo) una filosofia morale personale.
Il pedofilo è tale poiché desidera raggiungere la soddisfazione
sessuale e ritrovare la fiducia nelle proprie capacità sessuali
attraverso il rapporto con i bambini. Non si sente ‘malato’, tanto che
difficilmente si rivolge ad uno psicologo per essere curato, ma
sostiene di voler educare il bambino, di procurargli piacere e/o che la
vittima è sessualmente provocante (cosa ripetuta anche nella
pedopornografia).
L’approccio psicodinamico sottolinea alcune caratteristiche del soggetto pedofilo o comunque perverso:
- l’immaturità affettiva, contraddistinta da impulsi sessuali definiti dall'urgenza e da un tipo di affettività egocentrica e non adattiva
- l’identificazione deficitaria: il processo di identificazione non appare acquisito o è deficitario e insoddisfacente rispetto alla realtà
- relazioni interpersonali instabili e inadeguate
Parliamo, dunque, di una personalità compromessa nella sua
evoluzione, in difficoltà nei rapporti e nella comunicazione con le
figure adulte: il rapporto con gli adulti si manifesta all’insegna
dell’angoscia di prestazione e le richieste appaiono inappagabili.
Variabili sessuali e non sessuali convergono nel configurare
l'eziologia complessa dei comportamenti pedofili. La pratica clinica
riferisce che la storia del pedofilo è sovente segnata da sofferenze,
rimosse e negate, derivanti da violenze sessuali e maltrattamenti
subiti durante l'infanzia, e, in ogni caso, da circostanze traumatiche
di umiliazione, avvertite con profondi sentimenti di odio. Il desiderio
di vendetta trasforma la perversione in una condotta che permette al
pedofilo di rinnovare l'antico trauma infantile, assumendo però il
ruolo del persecutore. Anche quando nella pedofilia non c’è violenza,
l’oggetto sessuale viene comunque deumanizzato, diventando attraente ed
eccitante non tanto per quello che è ma per quello che rappresenta,
ossia un oggetto tramite cui prendersi una rivincita rispetto al trauma
subito nell’infanzia.
Le preferenze sessuali dei pedofili sono in genere molto vaghe (poco importa il sesso della sua vittima) e solitamente si
limitano a spogliarla, guardarla, masturbarsi in sua presenza,
toccarla con delicatezza e carezzarla. Altri, invece, sottopongono la
vittima ad atti sessuali molto più invasivi. Come precedentemente
accennato, tali attività sono giustificate dal soggetto pedofilo come
forme di educazione per il bimbo che ne ricava, anch’egli, piacere
sessuale. Tra i comportamenti sessuali inusuali più gravi (se vengono
valutati alla luce delle conseguenze per l'oggetto amato), possiamo
trovare annoverati la pedofilia ed il sadismo, ma anche tutte quelle
scelte sessuali che prevedono fantasie e atti di esibizionismo,
travestimento, voyeurismo o masochismo.
Non se ne parla molto spesso ma il fenomeno della pedofilia al
femminile esiste e, contrariamente a quanto si pensa, complice la
mancanza d’informazione, la parafilia colpisce anche le donne,
contraddicendo il tradizionale giudizio clinico che ha sempre sostenuto
la
rarità delle perversioni nelle donne.
Le cause scatenanti per la pedofilia femminile possono essere la
separazione, l'abbandono o la perdita; alcune donne hanno subito abusi
da bambine e l'esasperazione nell'attività sessuale pedofila e'
riconducibile al tentativo di vendetta sugli uomini, per fare riemergere
la propria
femminilità. Dal ruolo "passivo" che l'ha vista vittima e sottomessa -
non avendo una propria autonomia economica e sociale fino ad alcuni
decenni fa e quindi costretta a nascondere tale aspetto perverso della
sessualità - la donna tenta in tal modo il riscatto ed una propria
affermazione in un ruolo "attivo", grazie alla rivoluzione sociale che
la rende così indipendente e libera. Anche in questo caso la maggior
parte degli abusi avviene all'interno delle mura domestiche, tra
segreti, sentimenti di amore-odio e rapporti pericolosi.