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Lo strano caso del Dott. Precario e Mr. Di Ruolo


AVVISO AI LETTORI PIù SENSIBILI: IL POST CHE STATE PER LEGGERE SVELA ALCUNI DEI RETROSCENA PIù MACABRI ED OSCURI DELLA PROFESSIONE INSEGNATE, I DEBOLI DI STOMACO SONO PREGATI DI NON APPROFONDIRE TROPPO LA LETTURA.

 

 

Nell’animo umano, anche in quello della persona più buona e disponibile, si annida una creatura terribile ed egoista che una volta uscita alla luce del sole difficilmente riuscirà ad essere nuovamente imprigionata nei meandri della nostra coscienza.
Il male e la malvagità vivono in qualsiasi essere vivente; essere cattivi è molto più facile che essere buoni … questa in poche parole è la sintesi del romanzo “Lo strano caso del Dott. Jeckyll e Mr. Hyde” un classico della letteratura che racconta la vicenda del mite dottore Henry Jeckyll e della sua scoperta di una formula capace di far fuoriuscire la sua controparte malvagia, Mr. Hyde, controparte che – poco alla volta – prende il sopravvento sul suo ospite fino a farlo sparire per sempre.
L’ipotesi proposta da R. L. Stevenson è molto meno fantascientifica di quello che si voglia credere, infatti – al di là dell’uso di improbabili formule chimiche – è veramente possibile che una persona cambi progressivamente dal giorno alla notte trasformandosi nella sua controparte. Io ho individuato tale trasformazione sopratutto nel mondo del lavoro, e nello specifico, nel mondo dell’insegnamento.
Nel corso dei miei 5 anni di lavoro (sicuramente pochi dal punto di vista dell’esperienza, ma più che sufficienti dal punto di vista della osservazione dei comportamenti lavorativi) ho osservato un certo fenomeno che sembra ripetersi puntualmente: ossia la trasformazione del precario in impiegato a tempo indeterminato (nel mondo della scuola, comunemente definito docente di ruolo). Quello che sembrerebbe essere una battuta da scambiare con gli altri, in realtà è il risultato di un’attenta osservazione fatta su diverse persone con cui mi sono trovato a stretto contatto dentro e fuori dal lavoro e – garantisco che sto affermando la verità – non ho potuto fare a meno di notare che quasi tutti coloro che sono passati da una condizione lavorativa precaria ad una stabile hanno radicalmente modificato il loro atteggiamento nei confronti dei colleghi di lavoro e delle precedenti frequentazioni.
Tra le diverse cose che ho osservato, c’è in primo luogo la cessazione di qualsiasi comportamento mutuo-assistenzialistico che normalmente – salvo l’esperienza del ricorso ANIEF – i docenti precari praticano l’un l’altro. Cioè si assiste al passaggio da una posizione riassumibile nell’espressione “se non ci si aiuta tra di noi, allora a che serve combattere per i propri diritti” alla opposta situazione “aiutati che il ciel ti aiuta”. Quindi il docente neo di ruolo, abbandona la sua precedente categoria di appartenenza ai propri guai per gettarsi in frequentazioni più consone alla sua nuova condizione (anche se in quella condizione ci si è trovato per periodi anche superiori ai 10 anni).
La seconda cosa che ho osservato è che, al momento dell’immissione in ruolo la tessera sindacale – fino a quel momento utilizzata come uno scudo contro tutti i guai ed i malanni, ma sopratutto individuata come l’unica vera arma per la salvaguardia per i propri diritti – viene stracciata e sostituita, per lo più, con la tessera premium per vedere le partite sul decoder.
Cessano le marcie di protesta, i volantinaggi e le manifestazioni che, sostiene il neo docente di ruolo, “tanto servono solo a far ingrassare le casse dello Stato e poi le fanno sempre durante il mio giorno libero o quando ho poche ore di servizio”.
Finiscono i corsi di aggiornamento, sopratutto quelli pomeridiani, secondo la motivazione “ma figurati se al pomeriggio ho tempo da perdere con simili stronzate, e poi quel giorno lì c’ho il calcetto ! 
Segue l’abbandono dei vari “gruppi di consulenza precaria” a cui prima si apparteneva di solito motivata da improrogabili impegni di lavoro, motivazioni familiari strappalacrime oppure fantomatiche motivazioni dal tono evasivo.
Si cessa di aderire alle petizioni e si inizia a compilare le liste di proscrizione (i cosidetti libretti neri).
Infine, ma non ultimo in ordine di gravità, il docente neo di ruolo non solo cessa di dimostrasi disponibile nei confronti della categoria precaria, ma addirittura inizia ad additarla come la principale causa del ritardo cultura che la scuola italiana vive tutti i giorni; con affermazioni del tipo “il problema è che voi precari volete tutto e subito, non sapete sacrificarvi e state sempre lì a lamentarvi dal mattino alla sera…ma andate a lavorare piuttosto !! 
Quello che ho scritto è tutto vero, ogni anno in Italia migliaia (grazie ai recenti tagli all’istruzione sono sempre meno) di persone si trasformano in degli stronzi pazzeschi, sono ancora incerte le cause di questa mostruosa trasformazione, tra le ipotesi più accreditate ci sono:
1) Il ruolo è come il “fight club” …. vietato parlarne con gli estranei !
2) È un po’ come la sindrome premestruale, gli ormoni del tempo indeterminato causano mostruosi squilibri chimici che provocano l’infame trasformazione (io la definisco SINDROME PRE-RUOLO).
 3) I rospi ingoiati nei numerosi anni di precariato, le ingiustizie ricevute e le beffe subite sono state talmente tante, che alla fine il neo docente di ruolo cerca un tentativo di rivalsa su chi sta peggio di lui.
4) Il potere (in questo caso la stabilità lavorativa) logora chi non è abituato ad averla !

Questa è la mia posizione, se qualcuno ha qualcosa da aggiungere dica pure !!!!

 

 

N.B: questa vicenda mi ha ispirato per la creazione di un fumetto comico a strisce, prossimamente disponibile su questo blog… chi lo sa che la cosa non abbia successo

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10 cose sui precari!



I precari… strana razza, che popola il belpaese, molto più che il resto del mondo.

Effettivamente, anche la definizione di precario è uno di quei neologismi che servono per dare un po’ più
di bellezza, di stile, di allegria a qualcosa che di bello ed allegro non ha nulla (tipo Spazzino=operatore ecologico; strozzino=operatore finanziario privato, ecc).

Tra le più grandi piaghe del nostro Paese, al terzo posto, io ci piazzo la precarietà (al I e II ci stanno giustizia e sanità… che sono a dir poco scandalose).

Una volta si usava il tasso di disoccupazione come metro di misurazione del malessere del Paese… da un paio di anni a questa parte non si parla più di disoccupazione
… al contrario si sente sempre più spesso dire che il tasso di disoccupazione in Italia è sceso a livelli minimi, rispetto al passato….

…."grazie al cazzo (e scusate il francesismo) dico io, adesso siamo tutti precari !"

Che almeno se dici di essere disoccupato, sai di cosa stai parlano: 
Che fai? – ti chiedono 
Sono disoccupato! rispondi
Lo vuoi un lavoro? – ti ribattono
No grazie sto cercando di smettere – rispondi tu

Ma se ti dicono:
Che fai?
Sono precario!E che vuol dire?Significa che sono disoccupato, ma non possono prendere impegni a lungo termine, perchè magari potrei ricevere un offerta lavorativa a tempo indeterminato!

é ovvio che in simili circostanze, la gente dia i numeri: essere precari è come stare sospesi nel limbo… 
non si è ne carne ne pesce! (un po’ come quelle anguirie prese al supermarket, che esternamente sono perfette… ma poi non hanno alcun sapore. Ecco quelli sono dei peponidi precari combatutti tra la cucuzza e l’anguria).

I PRECARI SONO COME LE ANGURIE!(per dirla alla Shrek)

Ma scopriamo qualcosa di più sui precari:

1) ogni anno migliaia di precari migrano dal Sud al Nord Italia per motivi di lavoro; di solito si muovono in branchi (sopratuttuto nel periodo di fine agosto, fine dicembre e pasqua); il mezzo di trasporto "tipico" (non preferito, al contrario, fosse per loro darebbero fuoco a tutti i vagoni ferroviari con dentro dirigenti, manager, capotreni, capostazioni ecc. di trenitali) è il treno;

2) i precari tendono a deprimersi facilmente… sopratutto dopo essersi guardati allo specchio al mattino presto;

3) i precari costituiscono il 70% del potenziale intellettivo (inutilizzato) del nostro paese;

4) se non fosse per i precari, padroni di casa ed agenzie immobiliari potrebbero andare in fallimento;

5) per ogni precario che prende un posto di lavoro a tempo indeterminato, altri 150 meditano di fare saltare in aria le sedi di Camera e Parlamento;

6) ogni volta che un politicoo parla di lavoro e legalià, un precario si gratta le palle in segno di scaramanzia;

7) i precari hanno la malsana abitudine di accoppiarsi tra loro e di mettere al mondo famiglie precarie, col gene del precariato diffuso nel proprio DNA;

8) la vita media di un precario è di 60 anni… superati i quali o prende un posto di lavoro fisso, oppure si spara;

9) i precari non conoscono la parola PENSIONE… o perlomeno l’hanno sentita nominare nei testi legislativi, ma non hanno mai avuto modo di vederla dal vivo;

10) i precari non usano la parola FERIE… al suo posto parlano di DISOCCUPAZIONE!

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