Per indicare gli abusi che avvengono all'interno dalla famiglia, si adotta il termine "incesto".
Viene considerato incesto qualunque tipo di relazione sessuale tra un
bambino ed un adulto che svolge nei suoi confronti una funzione
parentale: in pratica, anche la relazione sessuale tra un bambino e il
patrigno, la matrigna o sostituti parentali permanenti si può
considerare incesto, come pure gli atti compiuti in ogni tipo di
relazione, etero od omosessuale, non soltanto se si arriva
all'accoppiamento, ma anche quando si verificano pratiche oro-genitali,
anali e masturbatorie, determinati comportamenti parentali
caratterizzati da un'intimità fisica eccessiva e dall'imposizione al
bambino di atti voyeuristici ed esibizionistici.
Gli abusi sessuali nell'ambito della famiglia possono essere ulteriormente distinti in:
- incesto tra padre e figlia: caso di gran lunga più frequente e di cui la letteratura si è maggiormente occupata
- incesto tra padre e figlio: secondo alcuni autori
le sue dinamiche presenterebbero delle analogie con quelle
dell'incesto padre/figlia, compreso l'atteggiamento collusivo della
madre
- incesto tra madre e figlio: evento molto raro, che
la letteratura scientifica descrive come il più grave, dal punto
di vista delle conseguenze psicologiche per i soggetti coinvolti
- incesto tra madre e figlia: caso non molto frequente ma ne vengono segnalati alcuni
- altri tipi di incesto: nell'ambito della famiglia
abusi sessuali possono essere perpetrati da altri parenti,
conviventi o comunque presenti con particolare assiduità, come
nonni o zii oppure da figure sostitutive del padre - assente perché
deceduto o separato dalla moglie - come il patrigno o il convivente
della madre o anche un fratello maggiore della vittima.
L'incesto tra padre e figlia si inserisce all'interno di una
dinamica affettiva così particolare e complessa che certamente lo
differenzia da qualsiasi altra forma di abuso compiuta da un adulto ai
danni di un minore. Infatti, mentre in qualsiasi altra forma di
violenza sessuale la vittima, di qualsiasi età essa sia, ha la
possibilità di riconoscere nell'abusante la figura del colpevole,
l'incesto priva chi lo subisce della libertà di difendersi e di odiare.
Tra i fattori che concorrono a determinarlo è opportuno ricordare:
- l'emergere della figlia come figura femminile centrale nell'ambito della famiglia
- l'incomprensione e l'ostilità tra i coniugi che si traduce
in un'incapacità ad avere rapporti sessuali normali e regolari
- la riluttanza del padre a cercarsi una partner al di fuori
della famiglia, collegata alla crescente angoscia nel constatare
la tendenza alla disgregazione di quest'ultima ed al desiderio di
contrastarla.
Troppo spesso, poi, la madre chiude gli occhi di fronte a quanto
accade diventando anche lei complice dell’abuso: la complicità della
madre può essere di tipo passivo, tacito, talora inconscio, o
estrinsecarsi in un comportamento attivo.
Ai due comportamenti corrispondono personalità ben distinte: nel
primo caso, la madre è incapace di stabilire una qualsiasi relazione
materna ed affettiva con la figlia e con il marito; questo "abbandono
emotivo" della famiglia da parte della moglie può indurre il marito ad
incentrare le proprie attenzioni sulla figlia. Nel secondo caso, la
complicità attiva della madre può variare da incoraggiamenti ambigui
sino al vero e proprio aiuto fisico prestato al coniuge che usa
violenza alla figlia. Nella madre, in questo caso, al distacco emotivo
si accompagnano disturbi più gravi della personalità e talora tratti
psicotici.
La donna, fortemente dipendente nei confronti del marito, teme di
venir esautorata nel proprio ruolo dalla figlia che sta crescendo, e
prova nei confronti di questa ultima un risentimento sempre più forte,
sino a desiderare di vederla punita ed umiliata.
Raramente l'incesto si esaurisce in un singolo episodio; la durata
della relazione è mediamente di due anni, ma può protrarsi anche per
più di cinque. Inoltre le attenzioni sessuali del genitore
(specialmente nel caso dell'incesto padre figlia) sono frequentemente
rivolte a più soggetti, quando vi sono più figli. Nella maggior parte
dei casi, gli abusi sessuali colpiscono bambini di 10-11 anni, ma le
vittime possono essere molestate molto prima, già all'età di 4-5 anni.
Tra gli autori vi è una larga concordanza nel ritenere che l'incesto
provochi conseguenze negative e che queste siano spesso gravi
soprattutto sul piano psicologico. Oltre alle reazioni immediate
l'abuso determina nei minori effetti a lungo termine, tanto che questo
tipo di violenza è stato definito "una bomba ad orologeria
psicologica", infatti, anche a distanza di anni le vittime presentano:
- stati ansiosi
- depressione
- insicurezza
- aumento dell'aggressività
- difficoltà scolastiche e nei rapporti interpersonali
- complessi di colpa
- problemi sessuali
- disturbi dell'alimentazione
- fuga dal sociale
- abuso di droghe o alcool
- tentativi di suicidio
- prostituzione